Da qualche anno chi frequenta la scuola (alunni, insegnanti, genitori) sente parlare di DSA, BES e altre sigle. Se questi acronimi sono chiari per gli addetti ai lavori, non sempre lo sono per le famiglie e, ancora meno, per i bambini.

Quindi…facciamo chiarezza.

 

  • Che cosa significa D.S.A.?

 

La sigla D.S.A. indica il “Disturbo Specifico dell’Apprendimento”.

Sono necessarie due precisazioni:

  • Il termine “Disturbo” distingue il D.S.A. dalla semplice “Difficoltà di Apprendimento” e cioè l’insieme di tutte quelle difficoltà che gli alunni possono incontrare durante certi periodi della loro carriera scolastica;
  • Il termine “Specifico” lo differenzia dai “Disturbi Aspecifici”, quindi dai ritardi nell’apprendimento causati da variabili affettivo – relazionali, difficoltà di attenzione, instabilità e inibizione psicomotoria.

I D.S.A. sono invece una categoria diagnostica relativa a disturbi evolutivi specifici di apprendimento che appartengono ai disturbi del neurosviluppo, che riguarda i disturbi delle abilità scolastiche, ossia dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia.

I D.S.A. sono disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità (lettura, scrittura o calcolo) lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Interessano quindi le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici.

È importante ricordare che:

– Si manifestano in soggetti normodotati, che hanno cioè un quoziente di intelligenza nella norma;

– Sono di origine genetica e non sono facilmente diagnosticabili prima dell’età scolare;

– Hanno carattere evolutivo, cioè si evolvono nell’arco della vita;

– Potrebbero essere accompagnati da manifestazioni problematiche quali lo sviluppo di fragilità nella sfera emotiva psicologica e relazionale.

 

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento sono quattro e possono essere presenti o singolarmente, o associati tra di loro. Eccoli spiegati brevemente:

Dislessia: è un disturbo della lettura che riguarda la decodifica e comporta una difficoltà nell’accuratezza della lettura delle parole, incide sulla velocità e sulla fluenza della lettura e compromette anche la comprensione del testo. In base alla gravità del disturbo l’anomalia della lettura interferisce in modo significativo con l’apprendimento e con le attività della vita quotidiana che richiedono capacità di lettura;

Disturbo dell’espressione scritta suddivisibile in:

Disortografia (disturbo della scrittura che comporta uno scarso controllo ortografico);

Disgrafia (disturbo che riguarda specificatamente la realizzazione grafica in assenza di disturbi della coordinazione motoria);

Discalculia è un disturbo che riguarda l’area matematica e che implica difficoltà ad apprendere la lettura, scrittura e ripetizione dei numeri e la loro manipolazione.

Nel 2010 è stata emanata una legge, la 170/2010, che, oltre a riconoscere l’esistenza dei disturbi, ne regolamenta le modalità diagnostiche, tutela il diritto allo studio dei ragazzi con D.S.A. e dà alla scuola un’opportunità per riflettere sulle metodologie da mettere in atto per favorire tutti gli studenti, dando spazio al loro vero potenziale in base alle loro peculiarità.

In base a ciò gli alunni con D.S.A. possono avvalersi dell’utilizzo di strumenti compensativi e misure dispensative per il raggiungimento degli obiettivi scolastici.

 

  • Che cosa significa B.E.S.?

 

L’acronimo B.E.S. (Bisogni Educativi Speciali) comparve già verso la fine degli anni ‘90 e veniva utilizzato per riferirsi a tutti gli alunni diversamente abili e a quegli studenti che “andavano male a scuola” e per uno svariato numero di ragioni non riuscivano ad ottenere un successo formativo ottimale.

Una normativa del 2012 ha reso più chiara la definizione di B.E.S:

“[…] i bisogni educativi speciali sono quelle particolari esigenze educative che possono manifestare gli alunni, anche solo per determinati periodi, per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta

All’interno dei Bisogni Educativi Speciali, questa normativa individua 3 categorie:

  • Quella della disabilità, a cui afferiscono i ragazzi tutelati dalla legge 104/92;
  • I DSA, tutelati dalla legge 170/2010 (qui rientrano anche per la comune origine evolutiva ADHD e borderline cognitivi);
  • I ragazzi con svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale;

Anche se non specificato nella normativa, rientrano nei B.E.S. anche altre categorie come i disturbi dell’umore e d’ansia, la plusdotazione intellettiva, i sopracitati Disturbi Aspecifici dell’Apprendimento.

È importante ricordare che non esiste la diagnosi di Bisogno Educativo Speciale, ma che quella di B.E.S. è una definizione pedagogica e non clinica molto utile alla scuola per mettere in campo tutte le strategie di inclusione scolastica necessarie per garantire l’individualità dell’offerta didattica per ogni alunno.

 

Riferimenti bibliografici e sitografici:

  • American Psychiatric Association, Biondi M. (a cura di) (2014), DSM 5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. Raffaello Cortina, Milano
  • www.aiditalia.org
  • Lo Presti, G. (2015), Nostro figlio è dislessico. Manuale di autoaiuto per i genitori di bambini con DSA, Erickson, Trento